La fiera Digitale
L’ente fiera non può che proporre un evento digitale ricalcando quello che è la fiera stessa, un po’ ne esce giustificata, un po’ non può osare più di tanto. Quindi l’offerta dell’ente di solito è quella di una piattaforma SaaS (in affitto o in vendita a seconda dell’ente) organizzata come una vera e propria fiera: ingresso alla fiera digitalizzato, scelta delle varie hall tematiche e suddivisione delle stesse in stand fieristici. Ovviamente hall e stand rappresentano sezioni e sottosezioni di aree web (magari di mini siti) e si limitano ad avere uno spazio di contatto tra visitatore e espositore. Non sempre tutte le fiere sono così, alcune spostano l’ambito degli incontri B2B in un’area predisposta e apposita, dislocata in altro luogo rispetto alla hall espositiva, simulando la famigerata hall degli incontri B2B. Di fatto però l’ente fiera prende la sua idea di evento e lo trasporta online, tout court.
E questo, a mio parere, è un bell’errore che non tiene conto del fatto che siamo su digitale e non offline. Ma sopratutto, l’errore più grossolano è quello di riportare online la propria struttura organizzativa, convinti che essa sia ciò di cui l’utente ha bisogno.
A dirla tutta è di per sé un bell’errore pensare che l’ente fiera possa aiutare le aziende a recuperare quella visibilità persa con il covid-19. Il perché è presto detto, i navigatori online non cercano brand fieristici, cercano soluzioni ai propri problemi; anche nel caso dovessero visitare il sito di un ente fiera, cercherebbero l’azienda che fa al caso loro, ma state tranquilli che nessuno aspetterebbe l’evento digitale per contattarla: cerca di contattarla immediatamente! Del resto, se ho modo di mettermi in contatto con qualcuno, perché devo aspettare l’evento organizzato da qualcun altro!?
Questo è il momento opportuno per le aziende B2B di prendere il coraggio con quattro mani e far da sé. Questo è il momento di osare ed organizzare un proprio evento digitale, mettendo in campo il proprio know how e la propria esperienza. Certo, non si può improvvisare, si ha sicuramente bisogno di una piattaforma ad hoc, magari con supporto in lingua e con la possibilità di farsi aiutare nella regia, così da evitare di infilarsi in pericolosi vicoli ciechi, ma il resto deve dipendere dall’azienda.
Organizzare un evento del genere non è affatto semplice muove un’organizzazione importante e, a parer mio, dovrebbe rispettare questi aspetti preliminari
- scelta di un mercato ben preciso
- mappatura del mercato in termini di posizionamento del brand
- (conseguente) scelta di aree geografiche ben definite alle quali riferirsi, così da rispettare i fusi orario e soddisfare le esigenze dei potenziali clienti
- mappatura di tutto il materiale (scritto, audio, video e oggettistica da esposizione) a disposizione
- ipotesi di evento, proponibile e sintetizzabile mediante design thinking
- piattaforma tecnologica
Una volta definiti questi primi punti l’azienda potrà capire dove si trova, dove vuole andare, dove può andare e di quali mezzi può disporre. Un’analisi del genere è vitale per la riuscita dell’evento perché permette di andare a definire, magari non troppo rigidamente, a quale (o a quali) buyer persona ci si sta riferendo: focalizzarsi sul cliente ci risparmierà qualche grattacapo in fase di acquisizione di pubblico e di definizione del cosa proporre.
Una volta osservata questa mappa di contenuti, bisogna andare a sondare il territorio così da iniziare a dare forma all’evento.
Un evento del genere ha bisogno di un buon motivo per partecipare. Sarà scelta intelligente quindi prevedere una tavola rotonda con personalità rilevanti, magari giornalisti che possono sponsorizzare l’evento tramite le testate presso cui scrivono. Istituti di ricerca, che non dicono mai nulla perché non possono ma sono sempre attraenti (!), presidenti di associazioni, studi di consulenza e cosi via. E’ necessario poter attirare su di sè le attenzioni con un contenuto meno commerciale possibile, questo non solo perché l’utente va trattato bene ma anche perché se ipotizzo un evento con soli commerciali e soli interventi promozionali, allora mi conviene pianificare una campagna di lead generation, impiegando i motori di ricerca e LinkedIn, di sicuro costa di meno e impone uno sforzo minore.
L’evento digitale dell’azienda B2B deve contemplare workshop con commerciali, questo è certo, ma questi workshop devono anche poter dare la possibilità ai più interessati di entrare in aree a loro riservate per accedere a contenuti di grande valore.
Un evento digitale deve anche rafforzare il brand, via libera quindi ai servizi a sessioni di tips & tricks, a quanto cioè possa far vedere come l’azienda è vicina al cliente in tutte le sue necessità.
Non bisogna sicuramente dimenticare interventi tecnici; come dicevo poco più su, bisogna tenere in considerazione più buyer persona, e tra queste c’è anche il tecnologo che ama saperne di tecnologia e che non disprezzerà mai la sessione più nerd della giornata. E anche questo sarà brand awareness.
Riassumendo, ad un evento digitale ho la possibilità di dare la parola ai miei commerciali, all’ufficio tecnico e all’after sales. Tutte queste figure, in modi diversi, concorrono a costruire la mia reputazione e a rafforzare il mio brand.