“Siamo tutti in smart working!”, “Oramai lavoriamo tutti da casa”, “Con il lavoro da remoto non usciamo più”. Queste sono solo alcune delle poche frasi che si potevano leggere su LinkedIn o magari al supermercato quando si parlava di presenza al lavoro. In effetti questo coronavirus è stato, anche sotto questo punto di vista, assolutamente dirompente.
Abbiamo avuto, per la prima volta, questa parolina magica sulla bocca senza però, a parer mio, capirne bene il reale significato.
Premetto che essermi trovato a lavorare da remoto ha creato non pochi disagi a me e alla mia famiglia, questo perché non ho la possibilità di usufruire di una stanza in cui potermi isolare e perché la compresenza (forzata) dei miei bimbi ha reso tutto molto complicato. Quindi, senza spiegarlo, dico subito che per vivere un’esperienza di smart working i figli devono poter andare a scuola e, sopratutto, devi poter disporre di uno spazio in cui vivere la tua giornata lavorativa. Poi vedremo cosa significano queste cose, sembrano marginali o applicabili solo a me, ma in realtà la questione degli spazi e dell’organizzazione del tempo è centrale. Ma andiamo con calma e procediamo per gradi.
La legge 81/2017
Tutto è iniziato 3 anni fa con la legge 81/2017 grazie alla quale si introduce il lavoro agile, o “smart working”, inteso non come nuova tipologia contrattuale, ma come modalità di svolgimento della prestazione lavorativa i cui presupposti sono:
- flessibilità riguardo gli orari di lavoro
- flessibilità rispetto alla sede da cui si svolge il lavoro
- spinta verso l’impiego di strumenti informatici e telematici
- assenza di una postazione fissa all’interno dei locali aziendali
Si intravede subito un bel cambiamento nei paradigmi a cui siamo abituati. Questa nuova modalità ha infatti lo scopo di aumentare la competitività e migliorare il bilancio vita-lavoro ma sopratutto di impostare, di comune accordo, fasi, cicli e obiettivi, i quali devono essere portati a termine proprio senza vincoli di orario di luogo lavorativo. Questo sarà reso possibile dall’utilizzo di mezzi telematici. Usciamo dallo schema 9-13 14-18, la giornata lavorativa si spalma potenzialmente su 24 ore, non c’è più obbligo di rispettare orari, salvo accordi stipulati. Il lavoratore, potenzialmente, può anche lavorare meno ora, purché rispetti gli obiettivi.
Il lavoro agile prevede, ovviamente un accordo scritto stipulato tra le parti. L’accordo prevede di regolamentare la parte amministrativa, intende disciplinare lo svolgimento del lavoro svolto lontano dall’azienda e, cosa più importante, prevede di tutelare il diritto alla disconnessione del lavoratore dagli strumenti indormatici di lavoro.